Non passa giorno ormai che non ci dobbiamo stupire per qualcosa. Ahinoi pressochè costantemente in senso negativo. Leggiamo, infatti, basiti la proposta di legge dei deputati Colletti Berardini, Caretta, Penna recante le “Modifiche alla legge 31 dicembre 2012, n. 247, in materia di specializzazione e di accesso alla professione forense, nonché delega al governo per il riordino della disciplina in materia di difesa tecnica affidata a professionisti diversi dagli avvocati”.
In particolare all’art. 7 viene richiamata una specifica delega al Governo per il riordino e il coordinamento della normativa vigente in materia di difesa tecnica affidata a professionisti diversi dagli avvocati, con particolare riferimento al settore di specializzazione concorsualistico e a quello tributaristico.
Si legge – in materia concorsuale – la volontà di prevedere che, al fine di poter essere nominati curatore fallimentare, liquidatore, commissario giudiziale o delegato alla vendita, i dottori commercialisti e gli esperti contabili, i consulenti del lavoro e i notai debbano sostenere l’esame di abilitazione dello specifico settore di specializzazione concorsualistico previsto dalla L. n. 247/2012 della Disciplina dell’Ordinamento della professione forense (art. 9, co. 1, lett. d, come sostituito dall’art. 1 della proposta di legge in argomento), disponendo il coordinamento con quanto previsto dagli artt. 356, 357 e 358 del codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, di cui al D.Lgs. n. 14/2019.
Davvero si resta basiti! Storditi nel leggere queste proposte prima di tutto partendo dall’amara consapevolezza che non sia stato ritenuto parimenti fondamentale prevedere un coordinamento anche con le norme del D.Lgs. n. 139/2005 quale Costituzione dell’Ordinamento dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili giacché costituisce, congiuntamente al codice deontologico, la norma di fondazione della nostra professione.
“Un ulteriore esame di abilitazione? No, grazie”.
In questi anni la nostra categoria ha visto accesi dibattiti sul tema delle specializzazioni e siamo i primi a sostenere che mai come ora occorrano interventi mirati ed esaustivi per disciplinare la complessità delle materie che svolgiamo ogni giorno rendendoci, esami a parte, competenti e professionalizzati sul campo.
Ma come si può pensare di proporre a dei professionisti laureati, abilitati, iscritti ad un albo professionale quale appunto quello dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, con obbligo di formazione continua in tutte le materie della professione, di dover anche sostenere un ulteriore esame di “abilitazione” per il settore di specializzazione tributaristico e concorsuale?! Tra l’altro con l’incongruenza di riferirsi al momento a normative proprie delle specializzazioni degli avvocati e non anche dei commercialisti.
Questi temi sono a noi molto cari: specializzazioni, formazione e opportunità di crescita e inserimento dei giovani in settori così rilevanti per la nostra professione e per il sistema stesso che ne beneficia. E tali tempi non possono e non dovrebbero essere mai approcciati senza un confronto con tutti gli interlocutori che a vario titolo se ne occupano, senza soppesare a sistema tutti gli aspetti connessi, tipo l’aggiornamento professionale continuo, l’esperienza già maturata anche in studi presso i quali si è svolta la pratica o una collaborazione successiva, ed altri e tanti importanti aspetti. Non sono temi questi che possono essere approcciati in modo affrettato e “pressapochistico”.
“Troppa confusione”.
La stessa lettura della proposta genera poi confusione dove all’art. 6 punto 3, prevede che per il settore di specializzazione concorsualistico “…è necessario dimostrare di essere stati nominati curatori fallimentari ovvero commissari giudiziali in almeno tre procedure fallimentari o concorsuali nei dieci anni precedenti alla data di entrata in vigore della presente legge ovvero di aver seguito con profitto un corso di almeno 50 ore nella materia…” senza alcun riferimento in capo a chi tale disposizione si rivolga, come avviene nei due precedenti punti 1. e 2., dove espressamente vengono richiamati soli gli avvocati.
Per quanto riguarda poi la materia tributaria, sembra paradossale la proposta di prevedere una specifica abilitazione per una categoria che già nel proprio percorso di studi prima e in quello di abilitazione poi si forma non solo nelle materie giuridiche ma anche in quelle economiche, anzi siamo la categoria che più di ogni altra racchiude nella propria formazione entrambi gli aspetti.
Le professioni hanno bisogno di una riforma? Possiamo condividere questa valutazione ma serve lavorare con metodo, organicità, condivisione e comprensione delle specificità delle varie categorie professionali coinvolte, senza intervenire a “gamba tesa”, in maniera disorganica.
Non abbiamo bisogno di ulteriori “prova d’esame” da dover sostenere, ma di sostegno per l’impegno che ci viene chiesto giornalmente, proprio in questo periodo di emergenza sanitaria e economica.
Chiediamo a gran voce il riconoscimento del ruolo imprescindibile che la nostra categoria ha assolto ed assolve ogni giorno accanto alle istituzioni, alle imprese e ai cittadini.
Chiediamo rispetto, ascolto e considerazione nelle discussioni che ci riguardano, lo vogliamo ora e lo esigiamo per il futuro!
Maria Pia Nucera – Presidente nazionale ADC
Amelia Luca – Presidente nazionale ANDOC
Matteo De Lise – Presidente nazionale Unione Giovani
Antonella La Porta – Presidente nazionale FIDDOC