Commercialisti in sciopero: “Le istituzioni ascoltino il nostro disagio”

Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta presso la Camera dei deputati lunedì 23 settembre 2019, le 9 associazioni di rappresentanza dei commercialisti (ADC, AIDC, ANC, ANDOC, FIDDOC, SIC, UNAGRACO, UNGDCEC e UNICO)  hanno illustrato le ragioni  del prossimo sciopero. E’ stato stigmatizzata, tra l’altro, la manifesta e continua sordità del Ministero dell’Economia e Finanze alle tematiche di civiltà tributaria che i sindacati dei commercialisti pongono alla base della loro protesta.

Le dichiarazioni.

Unanimi le dichiarazioni: “Chiediamo che le istituzioni percepiscano e comprendano il disagio nostro e dei contribuenti che rappresentiamo. Il Ministro Gualtieri avvii una seria concertazione: le nostre competenze sono al servizio del sistema Paese”.

Il  Governo, con il suo silenzio, fanno sapere le associazioni, “si assume la responsabilità politica della violazione dei diritti del Contribuente insita nella modalità di introduzione dello strumento degli ISA e, più in generale, nella gestione attuale dei rapporti tra Erario e Contribuente.

Non possiamo ulteriormente prestarci ad essere considerati mero strumento di riscossione quando si palesa l’esigenza di incremento del gettito tributario. Rivendichiamo un ruolo attivo nella costruzione di un nuovo contesto normativo tributario.

La nostra protesta mira ad ottenere due risultati che definiamo pilastri di un nuovo rapporto Stato-Cittadino. In primo luogo la piena e vera attuazione dello Statuto del Contribuente, con veri poteri ai Garanti del contribuente di inibire l’applicazione di norme vessatorie. Secondo aspetto, la realizzazione di un leale rapporto tra Stato e professionisti esperti e qualificati. In materia tributaria, ogni norma nuova dovrà essere concertata con le rappresentanze di categoria. Proprio come avviene normalmente per ogni altra relazione industriale o sociale”.

Cosa accadrà.

Unanime anche la conclusione dei rappresentati sindacali: “Non intendiamo fermarci. Non accetteremo misure palliative o incontri puramente formali. Siamo parte integrante del sistema e come tale rivendichiamo l’attiva partecipazione come diritto di categoria”.

L’intervento del presidente Andoc, Amelia Luca.

 

 

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